«Una mostra opera è difficile da conservarsi perché irripetibile». Nelle sale del castello Aragonese di Reggio Calabria si può fare un salto indietro nel tempo con l’esposizione dal titolo: “Millenovecentootto, oggetti ritrovati dal terremoto dello Stretto”. Un percorso atipico che riporta ai minuti in cui la catastrofe si è abbattuta sulle due città dello Stretto, Reggio e Messina, il 28 dicembre del 1908, con un terremoto che ha portato morte e distruzione.

Gli oggetti “salvi”

Eppure alcuni oggetti sono riusciti a salvarsi dal cataclisma, portando con sé emozioni e fotografie degli attimi fatali. Gli orologi non si sono fermati al momento della distruzione ma hanno continuato a segnare il tempo fino a che non si è esaurita la corda. Quella stessa corda che metaforicamente ha rappresentato il filo della speranza: dal buio dell’inferno alla rinascita. Fuori c’era la morte ma il loro ticchettio mostrava aneliti di vita. Così come la brillantezza dei gioielli, i cucchiaini da caffè sono solo una parte degli oggetti che tornano a raccontare il terremoto.

Oggetti divenuti reperti preziosi che sono rimasti custoditi per più di settant’anni a Roma, nella banca d’Italia. Lo scorso anno poi la consegna formale all’Amministrazione reggina: quale miglior modo di celebrare quello che poteva essere un ritorno triste dando una visione diversa, per un tragico evento per la città che oggi viene letto attraverso la cultura. Carte e oggetti capaci di restituisce un pezzo della nostra storia.

Il lavoro dell’Accademia di Belle Arti

La mostra, organizzata dall’Accademia di Belle Arti e promossa da Comune di Reggio e visitabile fino al 28 febbraio, si sviluppa su tre livelli, articolando cinque percorsi interni che si configurano come “stanze-mentali”: la Sala dei Preziosi; della Cinematica; degli Oggetti Mnemonici, dell’Esperienza. I gioielli che tornano, appoggiati nelle teche che da viola luccicano in bianchi frammenti. Ma il racconto passa anche dalla memoria con le immagini in bianco e nero che parlano della ferita profonda nell’anima di Reggio che è stato il sisma. L’Accademia, nello specifico, con un gruppo di docenti, coadiuvati da un gruppo di studenti, ha realizzato delle opere per contenere gli oggetti, dare un valore aggiunto a questi reperti storici della tragedia del 1908.

«Vogliamo celebrare la perpetua rinascita della città a discapito di una natura tracotante qui in questo “libro mentale” e il popolo regino può riflettersi nella soglia entro cui è disposto a parare i colpi tellurici della terra». Danno speranza le parole che accompagnano il catalogo sulla mostra, curato da Marcello Francolini e Remo Malice.

La storia continua

Ma non finirà tutto il prossimo 28 febbraio. La città merita qualcosa di permanente: gli oggetti saranno trasferiti e custoditi al Monastero della Visitazione per dare continuità e segno di quello che il racconto della storia della città.

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