Il testo compie vent’anni. E, ancora oggi, “Groppi d’amore nella scuraglia” si rivela un coinvolgente contenitore di lingue e visioni della drammaturgia di Tiziano Scarpa. Maggiormente se a portarlo in scena è Silvio Barbiero. Teatro Primo ha ospitato “Groppi d’amore nella scuraglia” della compagnia padovana Mare Alto Teatro, liberamente tratto dal libro di Scarpa. La regia è di Marco Caldiron, costumi L. Salvagnin, musiche D. Petrina e S. Marchesini.

L’amore

Nel racconto dell’amore disperato per Sirocchia, Scatorchio, prende persino la parti del sindaco del paesello del Sud che ha deciso di ospitare una discarica di rifiuti per avere in cambio un ricevitore televisivo. Sarà tutto invano perchè Sirocchia andrà via. Ma i groppi mal digeriti dell’amore per la donna saranno semi che, maturati nel dolore, potranno rigenerare una nuova visione del sentimento. Nella narrazione c’è tanto di personale di Scarpa. Il drammaturgo e scrittore veneziano si è realmente battuto a causa del “razzismo istituzionale” di alcuni sindaci e amministratori locali della sua regione.

Il linguaggio di Scarpa

Ma la vera forza del testo risiede nel linguaggio utilizzato. Così come Dario Fo aveva ritrovato un’ipotetica lingua giullaresca, con una miscellanea di dialetti dell’area padano-lombardo-veneta, sul palco spoglio la scena è solo per Silvio Barbiero e per la lingua che non esiste, creata da Scarpa come un missaggio assonante di dialetti del Sud del Paese. Il risultato è una combinazione di suoni, scibile, concreta, onomatopeica quasi in cui mai lo spettatore si sente smarrito. Le parole inventate e rimarcate restituiscono amplificati tutti i sensi rispetto alla nostra lingua.

Nell’immancabile dialogo iniziale con il pubblico Barbiero riporta le parole di Eduardo De Filippo: “Non bisogna sforzarsi di capire il singolo frammento”. Al di là delle singole inusuali parole si arriva alla comprensione del testo nella sua visione.

L’elemento sonoro si completa con quello gestuale dell’impeccabile Barbiero, resistente in scena per più di un’ora e mezza e che riesce a inglobare tanti personaggi. Compresa la vedova Capecchia, l’asinella o il sindaco mascalzone. Oggi pomeriggio alle 18, a Teatro Primo la replica.

Lascia un commento

In voga